Carta

La carta è un materiale igroscopico, composto da materie prime soprattutto vegetali, unite per feltrazione ed essiccate, che si presenta in fogli sottili e può essere arricchito da collanti, cariche minerali, coloranti e diversi additivi.

Le modalità di fabbricazione della carta a partire dalla corteccia degli alberi è nata in Cina, descritta per la prima volta nell’anno 105 da un ufficiale di corte. Il materiale usato era probabilmente la corteccia dell’albero del gelso da carta, opportunamente trattata e filtrata in uno stampo di bastoncini di bambù. Per altri cinquecento anni circa l’arte della fabbricazione della carta fu confinata in Cina, ma nel 610 fu introdotta in Giappone ed intorno al 750 nel Medio Oriente. La carta comparve in Egitto all’incirca nell’800, ma non fu fabbricata fino al 900, mentre il suo uso fu introdotto in Europa dagli Arabi, i quali scoprirono il segreto di lavorazione a seguito della battaglia del Talas nel 751 contro i Cinesi.

Il processo di fabbricazione della carta prevede vari stadi che portano alla formazione del foglio a partire dal legno – formato indicativamente da Cellulosa (circa 45%) Emicellulosa (circa 30%) Lignina (circa 20%) ed estraibili vari (terpeni, resine, acidi grassi, circa 5%) – a cominciare dalla preparazione delle fibre (spappolamento), poi lo sbiancamento, la formazione del foglio e pressatura, i trattamenti superficiali vari ed infine l’essiccamento. La necessità di incrementare la produzione di carta nei secoli ha fatto sì che si sviluppassero macchinari e tecniche per renderne più celere la preparazione, cosicché quello che in origine era un prodotto di eccellente qualità, preparato con fibre lunghe di cellulosa – ricavate quasi sempre da tessuti, cordami e abiti già utilizzati – e incollato con colla proteica, cambiò le proprie caratteristiche merceologiche. La preparazione della polpa fu accelerata con l’introduzione del “cilindro olandese”, una macchina le cui vasche anulari munite di un cilindro dentato contemporaneamente sfilacciavano e raffinavano le fibre, riducendo gli stracci in poltiglia. In seguito, già nel XVIII secolo, con l’aumentata disponibilità di stracci da usarsi come materia prima, furono introdotti sbiancanti a base di cloro ed infine, nel XIX secolo, si diffuse l’uso della collatura in macchina ad allume e colofonia, oltre all’introduzione delle prime paste prodotte dalla lavorazione e dallo spappolamento del legno, non più delle fibre tessili.

La qualità del prodotto è dunque divenuta sempre più scadente, motivo per cui la carta prodotta tende con estrema facilità a ingiallire e a diventare fragile, a causa della maggiore quantità di lignina. Trattandosi poi la carta di un materiale organico, questa è particolarmente sensibile e vulnerabile alle condizioni e modifiche del contesto in cui si trovano e, in particolare, dell’umidità, della luce e della temperatura. Non è facile dire se il peggiore tra gli agenti deterioranti sia l’acqua o la luce: se non c’è dubbio che i danni causati dalla luce siano inevitabili e irreversibili, l’acqua, sia in forma liquida (contatto diretto), sia in forma gassosa (umidità), può determinare in breve tempo un livello di degrado tale che la luce riuscirebbe ad equiparare solo in un periodo di tempo molto più lungo. Certamente i raggi ultravioletti (luce solare soprattutto) provocano l’ossidazione della cellulosa, ragion per cui bisogna non esporre le opere a luce diretta, meglio ancora schermarle mediante vetri, tende o pellicole capaci di bloccare le radiazioni più pericolose. La carta costituisce inoltre un buon substrato per lo sviluppo di microrganismi (batteri e funghi), bisogna dunque aver cura di tenere sotto controllo l’accumulo di particolato atmosferico (ambiente accogliente per insetti e batteri) e l’Umidità Relativa degli ambienti espositivi (privati come pubblici) perchè sia compresa tra il 45 e il 55%. Più realistico sarebbe augurarsi che essa si mantenesse sotto il 65% perché, quando l’UR supera il 60%, c’è il rischio che i le carte vengano attaccate da microrganismi. Siccome la Temperatura favorisce il loro metabolismo, se essa supera i 25-30°C i rischi aumentano, dunque anche questa deve rimanere entro 19-22°. Oltre all’Umidità Relativa e alla Temperatura dobbiamo considerare che altri fattori favoriscono lo sviluppo dei microrganismi, a cominciare dalla scarsa ventilazione, e che altra causa di rischio per il materiale cartaceo è di origine chimica: bisogna ricordare di movimentare le opere con guanti di cotone bianco, senza toccare direttamente l’opera, poichè i depositi lasciati dalle dita possono rivelarsi inquinanti aggressivi, così come le sostanze rilasciate da cartoncini, cartelline, scatole e via dicendo che non siano acid free. In ultimo menzioniamo i processi di ossidazione degli accumuli di materiali metallici (soprattutto ferro, ma anche rame) già presenti nel materiale cartaceo: a tali processi è infatti riconducibile la formazione di macchie pigmentate bruno-rossastre, note sotto il nome di foxing.

Opere realizzate in carta

Formica

Marcello Carrà
2009  

Il Bello, dichiarazione

Sophie Mühlmann
2017  

INTERNO

Enrico Tealdi
2013  

Kochan

Alessandra Calò
2016  

Monolocale 41- Nussdorfer Strasse

Vanni Cuoghi
2016  

MONOLOCALE 52 – DANIEL

Vanni Cuoghi
2016  

Monolocale 53 – Stamperia Soncino

Vanni Cuoghi
2016  

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