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Nessuno è rimasto a ricordare. Tutto può essere dimenticato

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L’opera Nessuno è rimasto a ricordare. Tutto può essere dimenticato, è un’installazione realizzata con 5000 elementi in argilla bianca, modellati ad uno ad uno, cotti e dipinti con acquerello ceramico, di dimensioni variabili.

Quest’ opera installativa nasce da uno studio lungo più di un anno, basato su un ricordo d’infanzia di Tealdi, da cui è scaturito un lavoro filologico affascinante. Da bambino vide un documentario sul “pavimento di petali” di Donna Franca Florio, a Palermo. Un’opera straordinaria, dove un pavimento di maiolica venne dipinto con centinaia di petali di rose sparsi ovunque.  Da sempre Tealdi si concentra sulle modalità che tutti noi impieghiamo per trattenere un ricordo e su come, spesso, ne siamo ostaggi, e quest’opera non ha fatto eccezione.

Nessuno è rimasto a ricordare. Tutto può essere dimenticato è un pezzo unico, benchè vi sia una seconda versione dell’opera e non se ne escludano altre, ed è realizzato con materiali che dovrebbero garantire una certa durabilità: Enrico Tealdi infatti utilizza principalmente materiali già testati e stabili, che offrono garanzie di durata nel tempo.

Estratti dall’intervista tecnica a Enrico Tealdi:

“Nessuno è rimasto a ricordare. Tutto può essere dimenticato, è un’opera complessa, emotiva ed evocativa. L’impatto con il lavoro è molto suggestivo, il colpo d’occhio di tutti i petali è notevole, ma l’opera non si ferma ad un impatto estetico. Paradossalmente “un petalo può diventare un monumento” (cit. Claudio Libero Pisano) e le ragioni che vivono nel lavoro sono molteplici: il ricordo, la bellezza, la disperazione, il desiderio di lasciare andare qualcosa, una sorta di congedo per vivere.”

“I titoli sono importantissimi, sono parte integrante del lavoro stesso.  Suggeriscono un’idea, a volte un’ambiguità. In questo caso, il titolo può ricordare una poesia o parte di un racconto. Questo titolo è “arrivato”, durante la costruzione dell’opera.”

“Mi sono concentrato su come eseguire tecnicamente i petali, ho eseguito l’opera in prima persona. Per quel che riguarda la distribuzione dei cinquemila pezzi nello spazio, mi sono lasciato andare al momento e alle dimensioni del luogo dove l’opera è stata esposta, ovvero alla Cisterna romana di Atri e poi alla YIA art Fair di Parigi”

“Cerco di utilizzare prodotti di marca e chiedo consigli ad altri artisti o agli artigiani stessi. Ne tengo conto, voglio garantire il mantenimento delle mie opere nel tempo, vorrei che non si alterassero.”

La consulenza tecnica è ad opera di Paolo Gili

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